Bruno Arrigoni, direttore sportivo canturino, prova a fare una personale panoramica sull’attuale situazione italiana analizzando aspetti come il numero dei contratti, la Nazionale, i giovani e molto altro.“Alla luce di quanto visto, il girone d’andata di qualificazione ai prossimi Campionati Europei mi sembra si stia dimostrando un Camel Trophy denso di trappole. Inevitabilmente le polemiche si alzano e ognuno, dalla sua parte, “tira la giacchetta” per portare il consenso dell’opinione pubblica dalla propria parte. Penso però che in questo momento gli unici senza colpe siano i giocatori della Nazionale e lo staff tecnico. Anche il risultato in Bulgaria credo sia un risultato di buon livello perché non va dimenticato che il quintetto bulgaro è sicuramente un quintetto importante”. Esistono delle soluzioni?“Proprio perché si tratta di un momento di riflessione, non abbiamo bisogno di interventi demiurgici perché altrimenti si rischia che l’operazione riesca perfettamente e che il paziente muoia. Il paziente, in questo caso, è la Pallacanestro Italiana dove la Nazionale è una componente importante, forse la più importante, ma pur sempre una componente”.Quali sono i problemi che hanno portato a questa situazione?“Vanno divisi in due: gli stranieri e gli italiani. Per quanto riguarda i giocatori stranieri, occorre riflettere su giocatori europei ed extraeuropei. La differenza è che i giocatori americani rappresentano un importante calmiere economico ed un equilibratore tecnico, mentre gli europei no. Oggi un piccolo club, se deve scegliere, sceglie ovviamente gli americani piuttosto che gli europei”.Ci sono poi gli italiani…“In questo momento il problema è che il numero di italiani di valore non è sufficiente a coprire le necessità dei club a costi sopportabili. L’imperativo deve essere di produrre più giocatori per migliorare la qualità. Per farlo, però, occorre partire dalle fondamenta e non dal tetto. Ci sono alcuni fattori da tener ben presente. C’è l’accresciuta longevità sportiva dei giocatori. Mentre una volta si smetteva di giocare a 28 anni, spesso anche a causa di infortuni, oggi i “professionisti” dei campionati dilettantistici sono numerosissimi perché la società attuale non garantisce nulla più di un call center o di una mobilità perenne e dunque si preferisce giocare fino a 40 anni”.Ci sono anche altri aspetti?“La scarsa scolarizzazione dei nostri giovani invita uno che ha intrapreso la strada del giocatore a percorrerla fino allo stremo perché sa perfettamente che la società, in futuro, potrà accoglierlo solo in posizioni marginali. Un paio di generazioni di giocatori al momento fanno da tappo all’ingresso delle nuove leve sul mercato. A questo va anche unita la trascuratezza e la scarsa progettualità dei club che non fanno selezione, reclutamento ed addestramento, tutte attività che impegnano risorse economiche, umane ed organizzative, a fronte di poco perché non ci sono le condizioni legislative e regolamentari che favoriscano questo tipo di investimenti”.Poi Arrigoni continua…“Come dice giustamente Recalcati, ci troviamo con alcuni picchi non disponibili per ragioni scarsamente intellegibili, ed una fila di giocatori medi che devono difendere con le unghie e con i denti il loro status tecnico ed economico. Non possiamo chiedere loro di ridursi lo stipendio ma possiamo cercare di introdurre le condizioni per cui ci siano più giocatori sul mercato e dunque più concorrenza”.Cosa pensa della proposta di avere un italiano sempre in campo?“L’Avv. Cassì, che è un bravo avvocato, sa che se entra in una trattativa “normale” non porterà a casa molto. Per cui spara alla luna sapendo che porterà a casa magari di più di quelle che sono le aspettative di una normale trattativa. Si tratta di una “non proposta”, inattuabile in uno sport dove i cambi ed i falli hanno un peso determinante. Alla fine le partite verrebbero spesso risolte dal caso o da un fischio storto. E’ vero che in Russia ciò accade, ma la Russia è 100 volte più grande dell’Italia ed ha 1000 volte i praticanti che abbiamo noi, mentre i giocatori sono sempre 12. Inoltre non dimentichiamo che anche lì sta prendendo piede la moda del giocatore americano con passaporto russo”.Cosa pensa della proposta della Lega Nazionale?“Penso che la proposta di un “campionato cuscinetto” di una NCAA all’italiana abbia grossa validità e che questa validità sarà amplificata se alla fine di questo iter verrà introdotto il sistema delle scelte come in America. In quel modo i giocatori andrebbero a distribuirsi su tutti i club e non solo su quelli più forti economicamente”.
Fonte: www.cantubasket.it
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