venerdì 3 ottobre 2008
La sfida di Hawkins: 'Dopo una finale, ora voglio vincere !
Parla il principale acquisto estivo dell’Armani Jeans Milano: i motivi della scelta, il ruolo, le ambizioni dell’ex giocatore della Lottomatica Roma.
L’Armani Jeans è stata una scelta precisa o una delle possibilità?
"Non era l’unica, era una delle opzioni principali. Credo comunque di aver fatto la scelta più giusta".
Perché Milano?
"I criteri erano partecipare all’Eurolega e giocare in una città appetibile anche per la mia famiglia. Milano è perfetta, i miei figli possono frequentare una scuola internazionale, ci sono molte cose da fare oltre al basket, quindi va bene per me".
Visto che prima eri a Roma, vuol dire che ti piace la vita delle grandi città?
"Sono di Washington D.C., quindi mi piace trovarmi in posti che mi permettono di fare molte altre cose oltre a giocare".
È stato difficile lasciare Roma?
"Non è stato difficile, credo che fosse arrivato il momento di farlo".
Aver iniziato la scorsa stagione più tardi per via della squalifica per cannabis è stata una motivazione in più?
"Sapevo che al mio ritorno in campo ci sarebbe stata attesa riguardo alla mia reazione, mentre io dovevo dimostrare che non mi aveva influenzato più di tanto, per questo ho dovuto impegnarmi da subito al massimo".
Prima della tua firma, a Milano si parlava dell’arrivo di un giocatore in ala piccola che fosse soprattutto un grande attaccante. Pensi di poterlo essere?
"Questo è senza dubbio una delle mie caratteristiche, ma non voglio essere un giocatore monodimensionale. Voglio fare di più che segnare, dare una mano anche in altre cose. Difesa, rimbalzi, piccole cose".
A Roma per tante partite non hai tirato molto, e spesso non eri il principale terminale della squadra. Una scelta o faceva parte del vostro sistema di gioco?
"Credo che fosse il nostro sistema con Repesa, perché precedentemente invece ero molto più libero in attacco. Nelle ultime due stagioni, invece, il coach mi ha chiesto cose diverse, di lavorare di più per la squadra".
Quanto è forte la tua squadra, ora che la conosci dopo più di un mese di lavoro?
"Credo sinceramente che siamo un ottimo gruppo e che abbiamo la possibilità di fare grandi cose, sia in campionato che in Eurolega. È ancora presto per dare giudizi veri, però, perché stiamo ancora cercando di conoscerci bene. Abbiamo avuto infortuni, i giocatori via con la Nazionale...Insomma, siamo ancora nella fase di apprendimento".
Quali sono i vostri punti forti e i punti deboli?
"Sicuramente l’esperienza è un fattore positivo per noi. Siamo in tanti ad aver giocato già diverse stagioni in questo campionato, quindi sappiamo a cosa andiamo incontro. Punti deboli? Il fatto che siamo quasi tutti nuovi, e che quindi come squadra partiamo da zero. Non possiamo essere come Siena, insomma, che ha la stessa ossatura per il terzo campionato di fila".
Vedi ancora Siena contro Roma per lo scudetto?
"No, non proprio. Anche per questo è troppo presto".
Cosa pensi della squadra che hanno costruito a Roma?
"Credo che abbiano messo su una formazione competitiva sia per l’Italia che per l’Eurolega. Ma questa, forse, sarà la stagione più difficile della mia carriera qui, perché sono tante le squadre che si sono rinforzate".
Giocare a Milano adesso significa rappresentare l’Olimpia e la sua storia oppure Giorgio Armani?
"Gioco per l’Olimpia, per la mia squadra e per il mio allenatore. Sul campo conta solo questo. È con loro che mi alleno ogni giorno, non con la storia della società, né con Giorgio Armani".
Cosa ne pensi della crisi che ha investito la Lega con due squadre a rischio esclusione?
"Ne so poco dal punto di vista strettamente tecnico, ma solo dell’ipotesi di giocare un campionato a 16 squadre. Il che lo renderebbe ancora più difficile, perché con quattro partite in meno tra andata e ritorno, ogni gara diventerebbe ancora più importante per la classifica".
Sei il leader dell’Armani Jeans?
"Penso di essere uno dei leader. Tutti in questa squadra possono portare qualcosa al gruppo in termini di leadership, e io cerco di dare il mio contributo. Bulleri e Mordente, ad esempio, hanno vinto lo scudetto e giocano in Nazionale. Adesso stiamo cercando di fonderci tutti assieme per diventare una cosa sola".
A Roma hai partecipato al processo di crescita della squadra fino alla finale, ti piacerebbe fare la stessa cosa a Milano?
"Sì, ma vorrei fare di meglio. Voglio vincere, non mi piace semplicemente giocare una finale. Il mio obiettivo non è quello di arrivare secondo".
Pensi che avrete una chance di riuscirci in questo campionato?
"Credo proprio di sì, dobbiamo solo lavorare duro insieme per essere forti".
Hai detto di non voler essere un giocatore monodimensionale: guardando le cifre, si capisce bene che tu non sei un tiratore ma dai il meglio avvicinandoti al ferro. È una cosa che vuoi migliorare o i numeri cambieranno semplicemente giocando in modo diverso?
"Lavoro per migliorare il mio tiro ogni giorno, e anche ogni estate. Non mi accontento del giocatore che sono".
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